Il Punto : Sia la recessione da COVID, sia la ripresa post-COVID hanno caratteristiche anomale. Ad esempio, gran parte della variazione dei consumi è legata a oscillazioni della propensione al risparmio: …
Intesa SanPaolo
in particolare, a risparmio forzoso durante la fase di confinamento che viene poi speso durante la ripresa.
– I dati sulla mobilità mostrano che in Europa si sta ancora sviluppando un rimbalzo post-confinamento, con una pendenza molto inferiore a quella della fase di caduta ma comunque in grado di produrre un ampio rimbalzo del PIL nel 3° trimestre.
Ma che cosa alimenta tale rimbalzo? Il principale fattore è costituito dal ritorno della propensione al consumo verso i livelli pre-crisi, che svolge in questa fase un ruolo più importante rispetto alla variazione dei redditi.
– Durante il confinamento, soltanto una piccola parte delle famiglie europee, forse il 3% del totale, ha subito la perdita del lavoro o la chiusura della propria attività, anche se alla fine del primo semestre assommeranno a circa 3 milioni di lavoratori, e la dinamica potrebbe restare negativa anche nel secondo semestre.
Una parte del calo di reddito viene compensato da trasferimenti pubblici. Ciò è ancor più vero per gli Stati Uniti, ove il numero di occupati è calato di oltre 20 milioni di unità, ma l’83% dei disoccupati sta incassando in sussidi più di quanto guadagnasse lavorando.
– In Europa, una quota molto più rilevante di occupati è entrata in schemi di sostegno all’occupazione senza perdere il posto di lavoro: si parla di oltre il 40% degli occupati in Francia e Italia, del 24% in Germania, di circa il 20% in Spagna e Olanda.
Tali schemi implicano un calo del reddito, più ampio in Italia rispetto ad altri paesi ma anche quando le ore lavorate si azzerano, la decurtazione non supera il 50% del salario normale.
– Per tutti gli altri lavoratori, il calo dei consumi è dovuto principalmente all’impossibilità di accedere a beni e servizi per il confinamento e la chiusura temporanea delle attività commerciali.
– Negli Stati Uniti, la propensione media al consumo è balzata a oltre il 30% del reddito disponibile in aprile, un fattore che da solo equivale a 300 miliardi di minori consumi su base mensile. Con le riaperture, una parte importante di tale riduzione rientrerà, e il processo è già in corso. Nell’eurozona, stimiamo che la propensione al risparmio sia salita dal 12,7% del 2019.T4 al 16% nel 1° trimestre 2020 e quindi al 23% nel 2° trimestre.
Ciò spiegherebbe due terzi della contrazione dei consumi che prevediamo nel 2020T2, con un altro 25% spiegato dal calo dei salari e il resto dal calo dell’occupazione. Anche in questo caso, la variazione è già in via di riassorbimento, e nel 3° trimestre si tornerà probabilmente su livelli più vicini a quelli del 1°. Soltanto questo consentirebbe di recuperare circa metà della flessione dei consumi del 2° trimestre. Questo sarà il maggior contributo al rimbalzo del PIL atteso nel 3° trimestre.
– Questa sarà la parte facile e veloce della ripresa. Quella più difficile è legata al riassorbimento della disoccupazione (o della sotto-occupazione nel caso degli schemi di sostegno europei), e alla riduzione dell’incertezza sul futuro occupazionale. Le indagini di fiducia mostrano che l’aumento delle aspettative di disoccupazione futura è fortemente correlato con un calo delle aspettative di effettuare acquisti di valore importante nei 12 mesi successivi.
La continuazione della ripresa richiederà che il recupero della domanda vada oltre la normalizzazionedella propensione al risparmio, e che interessi anche il commercio internazionale e gli investimenti.
Già sappiamo che il turismo e il suo indotto non hanno alcuna possibilità di tornare ai livelli pre-crisi, quest’anno, ma in generale la domanda resterà significativamente sotto i livelli pre-crisi. Nei settori dove la domanda sperimenterà una ripresa parziale, gli schemi di sostegno occupazionale potrebbero aver soltanto rinviato il ridimensionamento degli organici, che potrebbe manifestarsi proprio nel corso del 3° e del 4° trimestre, frenando la ripresa dei consumi.
D’altro canto, hapocosenso utilizzare gli short-time work schemesin settori soggetti a ridimensionamento, perché ostacolano la ricollocazione dei lavoratori verso i settori e le imprese più sani
Fonte: BondWorld.it