Intesa Sanpaolo – Francia. L’indice di fiducia INSEE presso le imprese manifatturiere è visto in ulteriore miglioramento a settembre, stimiamo a 95da 92,9 di agosto.
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Praticamente tutti i settori produttivi stanno registrando un’accelerazione dell’attività da luglio in poi e prevediamo che il trend continuerà anche a settembre, in linea con l’aumento del tasso di utilizzo della capacità produttiva.
– Germania. L’indice Ifo è atteso in aumento a settembre a 94,3 da 92,6. Ci aspettiamo un miglioramento della situazione corrente a 90,8 da 87,9 e marginalmente anche della componente attese a 98,0 da 97,5.
Il miglioramento delle condizioni produttive iniziato in estate dovrebbe proseguire anche in autunno, anche se più lentamente.
– Belgio. L’indice di fiducia economica BNB elaborato dalla Banca del Belgio è visto in avanzamento a settembre, stimiamo a -10 da -12. L’indice per il comparto manifatturiero dovrebbe registrare un nuovo aumento sulla scia della ripartenza del manifatturiero tedesco dopo la pausa estiva.
Anche l’indice per il comparto edilizio è visto in miglioramento. L’indice generale non si è portato ancora in linea con la media storica.
– Stati Uniti. Le vendite di case nuove ad agosto sono attese a 950 mila, da 901 mila di luglio.
L’indice di fiducia dei costruttori di case ad agosto ha toccato il massimo storico per la serie, a 78, in linea con i trend solidi di tutte le variabili del settore immobiliare residenziale, dove l’attività sarà vincolata da limiti di offerta.
I dati e gli eventi di ieri
Area euro. La stima flash del PMI manifatturiero ha segnato un nuovo miglioramento a 53,7 da 51,7 di agosto, toccando il massimo da settembre del 2018. L’indice rimane in territorio espansivo per il terzo mese consecutivo, dopo la flessione dei mesi precedenti.
Gli indici per i nuovi ordini totali ed esteri confermano la forte crescita iniziata a luglio (rispettivamente a 57,1 e 55,6); l’occupazione, seppur in ripresa, resta su valori ancora coerenti con una contrazione degli organici(47,4 da 44,2 precedente). I prezzi sono visti in leggera discesa.
La ripresa sembra interrompersi per il settore dei servizi, sceso a 47,6 da 50,5. Il calo è guidato dai nuovi affari (47,8); al contrario, le aspettative restano ancorate in territorio fortemente positivo (59,0 da 56,5 precedente): da giugno, si registra ottimismo nella maggior parte delle imprese coinvolte nell’indagine.
Non c’è alcuna evidenza di pressioni inflattive diffuse: aggregando manifatturiero e servizi emerge una lieve tendenza all’aumento dei prezzi di input(52,2) ed un calo dei prezzi di output(47,5). Il PMI composito è passato a 50,1 da 51,9 precedente, assestandosi sostanzialmente sulla soglia di non cambiamento di 50,0.
Lo spaccato per Paesi ha visto il PMI manifatturiero francese collocarsi nuovamente in territorio espansivo (50,9), mentre i servizi registrano una contrazione (47,5da 51,5). L’indice composito è passato in territorio recessivo, a 48,5 da 51,6 precedente: le indicazioni riflettono il timore di un rallentamento della ripresa a causa dell’aumento dei contagi.
In Germania, il PMI manifatturiero è aumentato a 56,6 da 52,2(massimo da agosto2018). Il balzo è stato più forte per gli indici dei nuovi ordini totali (64,8) ed esteri (61,1); l’occupazione, invece, continua a segnare una contrazione ma a velocità ridotta. L’indice composito della Germania è passato a 53,7 in settembre, da54,4 di agosto: la forte impennata della produzione manifatturiera è stata controbilanciata dal primo calo dei servizi(a 49,1 da 52,5 precedente) da giugno, causando un rallentamento del ritmo di espansione per il secondo mese consecutivo.
Italia. Secondo indiscrezioni riportate da La Stampa, il Governo, nella Nota di Aggiornamento al DEF che dovrebbe essere approvata tra lunedì a martedì, è atteso rivedere le stime sul PIL al ribasso per il 2020 (da -8% a -9%) e al rialzo per il 2021 (a 6%, da un precedente “tendenziale” a 4,7%). Quest’anno, il debito potrebbe sfiorare il 160% del PIL. Il disavanzo nel 2021 si attesterebbe attorno al 6% del PIL.
La manovra per l’anno prossimo è vista valere circa 30 miliardi, non meno di un terzo dei quali (circa 10 mld) arriveranno dal Recovery Fund; di questi, 5 miliardi dovrebbero essere destinati alla decontribuzione del lavoro dipendente, mentre il resto potrebbe essere usato per gli sconti fiscali per le imprese che investono in tecnologia e per la riconversione ecologica degli immobili.
Spagna. La stima finale del PILnel 2° trimestre ha mostrato una revisione al rialzo a -17,8% t/t da una stima preliminare a -18,5% t/t, e a -21,4% a/a da una prima lettura a -22,1%. L’istituto di statistica riporta che i tre mesi primaverili hanno registrato una marcata flessione di tutte le componenti. I consumi delle famiglie sono scesi del -20,0% t/t, gli investimenti del -22,4% t/t; nel complesso la domanda internahasottratto15,3 punti al PIL.
Si è registrato un crollo sia per le esportazioni che per le importazioni (rispettivamente -33,4% e -29,5% t/t). Il settore che ha maggiormente sofferto nel secondo trimestre è quello dell’industria, che registra un calo del -19,1% t/t, mentre i servizi scendono del -18,3% t/t. Le indagini congiunturali e i primi dati sulla produzione industriale prospettano un recupero del PIL nel 3° trim. 2020 di +15,2% t/t. Il 2020 potrebbe chiudersi con un calo del PIL del -10,6% ma restano rischi verso il basso; al pesante ribasso seguirebbe un rialzo del +7,9% nel 2021, con un ritorno dell’attività economica ai livelli pre-pandemici non prima della fine del 2022.
Stati Uniti. I molti commenti da parte di esponenti della Fed ieri hanno sottolineato la necessità di ulteriore stimolo fiscale e il consenso sulla recente svolta della comunicazione della Fed. Clarida (vice-presidente Board Fed) ha detto che, nonostante la ripresa robusta, l’economia è ancora in un “buco profondo” e richiede nuove misure fiscali. Clarida ha confermato il proprio supporto per la nuova forward guidance contenuta nel comunicato dell’ultima riunione FOMC e sottolineato che per considerare una svolta dei tassi saranno necessarie le tre condizioni elencate nel testo: raggiungimento della massima occupazione, inflazione al 2% e convinzione che l’inflazione eccederà il 2% per un certo periodo.
Clarida ha ribadito che le condizioni per un cambiamento di rotta sono cambiate rispetto al passato. Evans (Chicago Fed) ha confermato la propria condivisione delle condizioni indicate dalla nuova forward guidance, che in un primo intervento nella giornata di ieri sembrava essere messa in dubbio. Evans ha di essere nel gruppo delle colombe all’interno del FOMC e di essere disposto ad aspettare ad alzare i tassi fino a quando il mercato del lavoro non sarà migliorato, anche tollerando maggiore inflazione rispetto ad altri suoi colleghi nel Comitato.
Secondo Evans, con l’inflazione oltre il 2% sarebbe possibile alzare i tassi pur mantenendo una stance accomodante. A suo avviso l’inflazione raggiungerà il 2% entro il 2023, ma i tassi dovrebbero essere invariati su tutto il periodo. Rosengren (Boston Fed) ha detto che il problema principale dell’economia americana ora è l’incapacità di raggiungere i risultati sanitari sul fronte della pandemia visti invece in altri paesi avanzati. Rosengren ha detto di essere relativamente meno ottimista dei suoi colleghi nel FOMC riguardo allo scenario economico, per via degli attuali freni significativi alla crescita.
Secondo Rosengren la parte più difficile della ripresa è quella che deve ancora arrivare. In attesa di un vaccino, imprese e famiglie resteranno caute e avranno bisogno di sostegno. In questo quadro, la politica fiscale è lo strumento più efficace e nuovi interventi sono necessari. Mester (Cleveland Fed) ha detto che la ripresa non è autonomamente sostenibile ed è ancora fragile e richiede ancora supporto sia dalla politica monetaria, sia dalla politica fiscale.
Stati Uniti. Il PMI manifatturiero flash di settembre aumenta modestamente, a 53,5 da 53,1 di agosto. Lo spaccato dell’indagine è poco variato, con qualche correzione: occupazione a 52,6 da 53,2, ordini dall’estero a 50,7 da 53,3, nuovi ordini a 54 da 54,3, output a 53,3 da 53,9. Nei servizi, il PMI flash corregge a 54,6 da 55, con occupazione a 54,4 da 55,2. L’indice composito è in calo a 54, da 54,6 di agosto. L’indagine conferma i segnali di espansione, con indicazioni di ripresa della domanda, soprattutto da parte delle imprese che operano nei servizi e di prospettive di prosecuzione della ripresa nei prossimi mesi.
I partecipanti all’indagine riportano però un calo della fiducia legato all’evoluzione della pandemia e all’incertezza elettorale. Nella fase attuale, la crescita sarà ancora sostenuta dagli effetti dell’espansione fiscale della primavera e del supporto al reddito disponibile delle famiglie. La mancata estensione delle misure fiscali entro i prossimi mesi metterebbe a rischio la ripresa.
Fonte: BondWorld.it